Il Museo delle Arti Decorative costituisce una delle più rilevanti raccolte di questa tipologia esistente in Italia. Grazie al consistente patrimonio documenta l’evoluzione del gusto e degli stili nelle arti suntuarie, decorative e applicate dall’epoca paleocristiana agli anni Cinquanta del Novecento, raggiungendo il XXI secolo per quanto riguarda i vetri artistici. Lungo il percorso si succedono capolavori e manufatti eccezionali per qualità, documenti preziosi del lavoro di vetrai, ceramisti, intagliatori, argentieri, orafi, arazzieri e tessitori attivi in Europa a partire dal Medioevo, tra cui spiccano la collezione di avori, gli Arazzi Trivulzio, le ceramiche – di diversa provenienza e datazione, tra cui si segnala un gruppo realizzato da Gio Ponti nel ruolo di art director della Richard Ginori – e le posate di Gianguido Sambonet, acquistate dalla Regione Lombardia.
La collezione è il frutto di numerose donazioni che cominciano a fine Ottocento, la cui varietà era talmente ampia già dall’inizio che il primo allestimento è suddiviso per classi di materiali. Tra i nomi dei grandi collezionisti spiccano Giuseppe Bossi, il principe Trivulzio, Malachia de Cristoforis, Francesco Ponti e Bellini-Pezzoli.
Per la particolare collocazione, completezza e varietà della raccolta, il museo è tuttora un centro privilegiato per lo studio interdisciplinare delle arti decorative in Italia.
La particolarità del Museo delle arti decorative è quello di raccontare ed esporre opere che non sono le canoniche pittura o scultura, ma che comunque sono il frutto di alto artigianato artistico ed essenziali a comprendere il gusto del passato. Il punto di forza del percorso Museo per tutti è la selezione delle opere, che ha coinvolto oggetti conosciuti da ogni tipo di pubblico e facilmente associabili nelle funzioni da poter permettere la concentrazione sull’osservazione dei dettagli fino a comprenderne il rango di opera esposta in museo. Si succedono quindi opere dalle diverse funzioni: giochi, vasi, statuette, tavole imbandite che grazie alle forme particolari sono garanzia di scoperta di qualcosa di nuovo e mai visto prima.
Il museo è collocato al secondo piano della Rocchetta e si conclude con la Sala della Balla al piano inferiore; al secondo piano l’allestimento è ampio e ben illuminato con la maggior parte delle opere in vetrine, mentre al piano inferiore le opere si trovano all’interno di una grande sala, senza vetrine e ben illuminate.